Il mare italiano, attualmente ricoperto da enormi chiazze bianche, solleva preoccupazioni tra esperti e cittadini: quali sono i potenziali rischi?
Durante le calde settimane estive, i bagnanti che si avventurano in mare possono trovarsi a contatto con un fenomeno fastidioso e, allo stesso tempo, naturale: la mucillagine. Questo materiale organico, prodotto dal fitoplancton marino, si è manifestato in quantità significative nell’estate del 2024, specialmente nelle acque del mar Adriatico. Gli scienziati stanno esaminando le ragioni alla base di questa anomala proliferazione, che non è di per sé insolita, ma desta preoccupazione per la sua recente intensificazione. Il satellite Sentinel 2 dell’agenzia europea Copernicus ha recentemente catturato immagini di mucillagine al largo delle coste di Rimini, confermando la presenza diffusa di questo fenomeno.
A livello globale, il mar Adriatico è l’area più gravemente colpita dalla mucillagine, in particolare la sua parte centro-settentrionale. Anche altre aree del Mediterraneo, come il Tirreno e alcune zone della Grecia, hanno segnalato la presenza di aggregati gelatinosi simili, con una frequenza che tende ad aumentare in concomitanza con le anomalie climatiche. La mucillagine è stata documentata per la prima volta nel mar Adriatico nel 1729, descritta come un fenomeno di “mare sporco” a causa dell’impatto che ha sulle reti da pesca.
Da allora, sebbene la sua presenza sia stata sporadica, negli ultimi decenni si è assistito a un significativo aumento della sua frequenza, con estese formazioni di mucillagine che appaiono regolarmente dalla fine degli anni Ottanta. Nel 2024, la situazione si è ripetuta, suscitando preoccupazione tra i turisti e i bagnanti lungo la costa dalla Riviera romagnola fino al Conero.
La formazione di mucillagine è legata a vari fattori, tra cui l’inquinamento marino, la presenza di alti livelli di nutrienti come il fosforo, e condizioni ambientali stressanti, come temperature elevate e persistenti, eutrofizzazione e infezioni virali. Questi fattori possono indurre il fitoplancton, composto da alghe microscopiche, a rilasciare grandi quantità di sostanze organiche che si accumulano in mare. Inoltre, la morte e la decomposizione di organismi marini possono contribuire alla formazione di queste aggregazioni.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, la presenza di numerose diatomee nei campioni di mucillagine prelevati dall’Adriatico e dal Tirreno suggerisce che l’origine di queste formazioni possa essere legata alla “neve marina”, costituita proprio da questi organismi. La presenza di mucillagine in superficie rende le acque meno adatte alla balneazione, a causa del cattivo odore e della sua tendenza ad attaccarsi alla pelle. Quando la mucillagine si deposita sul fondale, può soffocare gli organismi marini, creando condizioni di ipossia che danneggiano gravemente l’ecosistema e le attività di pesca.
Anche se la mucillagine non rappresenta un pericolo diretto per la salute umana, il microambiente che crea può favorire la proliferazione di microrganismi, compresi patogeni pericolosi. Diverse analisi hanno riscontrato una significativa presenza di batteri all’interno di queste formazioni, aumentando le preoccupazioni per le aree costiere colpite, come il mar Adriatico. In alcuni casi, come nel comune di Pergine in Trentino, le autorità hanno sconsigliato la balneazione a causa della presenza di alghe e mucillagine, che possono causare sintomi cutanei, gastrointestinali e respiratori.
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