Le recenti scosse sismiche hanno riacceso l’incubo del mega-terremoto che da decenni incombe sulla popolazione giapponese.
L’arcipelago nipponico, da sempre abituato a convivere con l’ombra dei terremoti, vive ora un momento di particolare tensione. Le scosse sismiche, culminate con un evento di magnitudo 7.1 nell’isola di Kyushu, hanno riacceso l’incubo del “Big One”.
Cosa è il Big One?
Il Giappone è uno dei paesi più sismicamente attivi al mondo, situato lungo la cintura di fuoco del Pacifico, una zona di intensa attività tettonica. Da secoli, i giapponesi convivono con il rischio di terremoti, alcuni dei quali hanno avuto conseguenze devastanti. Ma c’è un evento sismico che suscita particolare timore: il “Big One”. Questo termine si riferisce a un terremoto catastrofico che si teme possa colpire il Giappone, con conseguenze potenzialmente disastrose per il paese e i suoi abitanti.
Il “Big One” è il termine usato per descrivere un terremoto di magnitudo estremamente elevata, che potrebbe verificarsi lungo le faglie sismiche attive che attraversano il Giappone. La preoccupazione maggiore riguarda la Faglia di Nankai, una zona di subduzione situata al largo della costa meridionale del Giappone, dove la placca del Pacifico scivola sotto la placca continentale giapponese. Gli scienziati temono che un forte terremoto in questa zona possa scatenare uno tsunami devastante, simile o peggiore a quello del 2011.
Nel marzo del 2011, il Giappone è stato colpito da uno dei terremoti più potenti mai registrati nella storia: il terremoto di magnitudo 9,0 al largo della costa del Tōhoku. Questo sisma, noto anche come il Grande Terremoto del Giappone Orientale, ha provocato uno tsunami devastante, causando la morte di oltre 15.000 persone e innescando la crisi nucleare di Fukushima. Tuttavia, secondo gli esperti, il terremoto del 2011 potrebbe non essere stato il “Big One” di cui si teme.
Cosa sta succedendo adesso?
In questi giorni il Giappone torna a tremare e la paura si è materializzata nelle lunghe file ai supermercati, svuotati di generi di prima necessità. Acqua, riso, batterie, kit di pronto soccorso: tutto ciò che potrebbe tornare utile in caso di emergenza è andato a ruba. Le immagini di scaffali vuoti hanno fatto il giro dei social media, diventando il simbolo di un’ansia collettiva che si è diffusa a macchia d’olio.
L’allarme lanciato dalle autorità giapponesi è stato chiaro e preciso: la zona della Fossa del Nankai è a rischio di un terremoto di magnitudo superiore a 8. Una prospettiva inquietante, se si considera che un evento di questa portata potrebbe provocare un’onda tsunami devastante e causare migliaia di vittime.
Nonostante la paura, i giapponesi sono un popolo estremamente preparato ad affrontare le emergenze. Le scuole organizzano regolarmente esercitazioni di evacuazione, gli edifici sono costruiti per resistere ai terremoti e la popolazione è informata sui comportamenti da adottare in caso di sisma. Tuttavia, un terremoto di magnitudo 8 sarebbe un evento di proporzioni tali da mettere a dura prova anche il sistema di protezione civile più efficiente.