Conchiglie con il buco, svelato perchè alcune ce l’hanno naturalmente: non lo immagina nessuno

Perché spesso troviamo sulla sabbia conchiglie con il buco? No, non è stato fatto da un essere umano, sono naturalmente così.

Conchiglie con il buco
Conchiglie con il buco

Passeggiando lungo la spiaggia, è facile imbattersi in conchiglie di vongole, cozze, telline o tartufi con piccoli fori circolari, pronte per essere trasformate in collane estive. Questa vista comune può suscitare una curiosità: “Chi ha fatto quei fori?” La risposta lascia molti di noi increduli. Ecco svelato il segreto delle conchiglie con il buco.

Conchiglie con il buco, mistero svelato

Il mare, si sa, non risparmia nessuno. Tra pesci grandi, piccoli e molluschi è una continua lotta per la sopravvivenza e per accaparrarsi del cibo. Diversi molluschi carnivori utilizzano una strategia piuttosto ingegnosa per nutrirsi. Praticano un foro sulla conchiglia della loro preda per raggiungerne il corpo e cibarsene. Le tecniche di perforazione variano a seconda del predatore, e osservando le dimensioni e la forma del foro è possibile identificare l’autore, simile a come si risalirebbe all’arma di un delitto. 

Un foro circolare singolo, con diametro che varia da 0,3 a 8 mm, collocato vicino alla punta della conchiglia (l’umbone), è tipicamente opera di gasteropodi predatori appartenenti alla famiglia dei Naticidi o dei Muricidi. Questi molluschi immobilizzano la loro preda e iniziano la perforazione della conchiglia di carbonato di calcio sia chimicamente, mediante l’emissione di enzimi corrosivi, sia meccanicamente, utilizzando la radula. La radula è una parte dell’apparato boccale dotata di piccoli denti che raschiano e consumano la conchiglia. Questo processo, seppur laborioso e lungo, permette al mollusco di introdurre l’apparato boccale nel foro e nutrirsi delle parti molli della preda, ottenendo così un pasto nutriente.

Conchiglie
Conchiglie

Al contrario, fori multipli e di diametro ridotto, tra 0,1 e 2 mm, sono opera di un mollusco molto diverso e più evoluto: il cefalopode polpo comune (Octopus vulgaris). Il polpo fora la conchiglia della sua preda per iniettare una tossina letale, solitamente nella zona corrispondente alla ghiandola epatica della vittima. La preda muore in pochi minuti, e il polpo estrae il mollusco dalla conchiglia attraverso l’apertura naturale, non dal foro.

I molluschi non sono poi così innocui

Queste strategie dimostrano l’eccezionale capacità di adattamento dei molluschi, che hanno colonizzato ambienti molto diversi, sia acquatici che terrestri. Rappresentano uno dei gruppi animali più numerosi dopo gli artropodi, con circa 130.000 specie viventi. La varietà di tecniche e comportamenti di questi predatori è affascinante. La prossima volta che si osservano conchiglie perforate sulla spiaggia, si può riflettere su questi complessi meccanismi naturali. Ogni piccolo foro racconta una storia di sopravvivenza e adattamento, ricordandoci quanto sia intricata e sorprendente la natura.

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