Ragazzi sull’orlo del baratro e giovani adulti sempre più infelici: perché viviamo sempre di più in questo stato di malessere perenne?
Hai presente la classica curva a U della felicità? Quella che ci dipinge i giovani come gli esseri più felici del pianeta, destinati poi a un declino inevitabile con l’avanzare dell’età, per poi risalire nella fase finale della vita? Ebbene, getta pure questa immagine mentale nel cestino, perché la realtà è ben diversa!
Cosa dicono gli studi?
Secondo un recente studio del Professor Blanchflower della Dartmouth University, la felicità dei giovani è in caduta libera, mentre le persone di mezza età si godono una vita decisamente più rosea. Un vero e proprio paradosso che ribalta completamente le nostre aspettative e ci costringe a interrogarci sulle cause di questo sconvolgente cambiamento.
Ma prima di addentrarci nel mistero, diamo un’occhiata ai dati. Blanchflower ha analizzato un’enorme mole di informazioni provenienti da tutto il mondo, scoprendo che il picco di infelicità a metà vita, un tempo una costante ineluttabile, è ormai un lontano ricordo. Dal 2017, infatti, la curva ha preso una direzione inaspettata: i giovani di oggi sono meno felici dei loro predecessori, mentre gli adulti di mezza età sorridono più spesso.
Un fenomeno che non si limita a un singolo Paese o a una specifica cultura. Blanchflower ha trovato lo stesso schema in ben 145 nazioni, tra cui 109 in via di sviluppo e 36 sviluppate. Addirittura, la tendenza era così radicata da essere presente persino nelle popolazioni di grandi primati. Insomma, si tratta di un vero e proprio trend globale che ci impone di rivedere le nostre convinzioni sulla felicità e sul benessere.
Cosa sta succedendo?
Le cause di questo declino della felicità giovanile sono ancora avvolte nel mistero. Blanchflower esclude che la pandemia di COVID-19 sia la principale responsabile, dato che le tendenze negative erano già iniziate nel 2011. Anche il mercato del lavoro non sembra essere il fattore determinante, poiché il calo del benessere è iniziato proprio quando il mercato del lavoro stava migliorando.
L’ipotesi più intrigante, ma ancora non supportata da prove definitive, riguarda l’uso smodato dei social media e dei telefoni cellulari. Si ipotizza che la costante esposizione a una realtà virtuale distorta, fatta di confronti non tangibili e vite apparentemente perfette, possa avere un impatto negativo sulla percezione di sé e sul benessere mentale dei giovani. Tuttavia, la ricerca continua per fare luce su questo fenomeno complesso e trovare soluzioni concrete. L’obiettivo è quello di invertire la rotta e restituire ai giovani la felicità che gli spetta di diritto.
La felicità dei giovani è un bene prezioso per tutta la società. Non possiamo permetterci di ignorare questo problema e dobbiamo impegnarci attivamente per aiutare le nuove generazioni a ritrovare la gioia di vivere.