Tra i grattacieli scintillanti e le strade brulicanti di Hong Kong, si nasconde una realtà dura e sconosciuta ai più: quella delle “case-bara”
Sono minuscole abitazioni abusive dove migliaia di persone sono costrette a vivere. Faremo un viaggio nelle viscere della metropoli, tra storie di sopravvivenza e la speranza di un futuro migliore. Venite con me.
Cosa sono le case bara?
Pensate a gabbie di metallo accatastate, ognuna grande quanto un letto matrimoniale. O scatole di legno stipate in stanze buie e umide, dove l’aria è densa di odori acri e il rumore è un compagno costante. Sono queste le “case-bara”, l’unica dimora possibile per circa 220.000 persone a Hong Kong, dove il prezzo delle case è alle stelle e il divario tra ricchi e poveri è una voragine incolmabile.
Tra queste mura di latta e legno, si intrecciano storie di vite difficili, di famiglie che condividono spazi angusti con insetti e topi, di anziani soli e di giovani senza futuro. C’è chi ci vive da anni, chi per pochi mesi, chi ha perso tutto e chi non ha mai conosciuto altro. Si tratta di scatole in legno o metallo dalla superficie di 1,5 m2 all’interno della quale ci sta a mala pena un piccolo materasso e che rendono impossibile lo stare in piedi. Sia il bagno che la cucina sono in comune. Ogni cassa ha poi una porta scorrevole che si può chiudere con un lucchetto e questo, anche se è poco, permette di mantenere un minimo di privacy. Sulle pareti e sul soffitto ci sono ganci e barre metalliche per appendere oggetti personali e spesso ai piedi del letto è presente anche una mini-tv. L’affitto è di 350 euro al mese di affitto.
Le giornate scorrono lente e monotone, scandite dal lavoro precario, dalla ricerca di cibo e da un’infinita stanchezza. La sera, ci si rifugia nelle proprie “case-bara”, cercando un po’ di solitudine e di pace in un mondo che sembra averli dimenticati.
Chi vive nelle case bara?
Ma chi sono gli abitanti di queste case-bara? Famiglie a basso reddito, lavoratori migranti, anziani senza pensione, persone con disabilità. Gente comune che lotta per sopravvivere in una città che non offre molte opportunità. Le condizioni di vita sono precarie, l’igiene è un miraggio, la privacy inesistente. I bagni, spesso condivisi con decine di persone, sono sporchi e maleodoranti. L’acqua corrente è un lusso che non tutti possono permettersi. L’elettricità è spesso rubata e le prese precarie rappresentano un pericolo costante.
Eppure, nonostante le difficoltà, c’è chi non si arrende. Chi coltiva un sorriso, chi sogna un futuro migliore. C’è chi aiuta i vicini, chi si prende cura dei bambini, chi organizza piccole feste per dimenticare per un attimo la dura realtà. Il governo ha promesso di eliminare le case-bara entro il 2049, ma la strada è lunga e piena di ostacoli. Servono soluzioni abitative a prezzi accessibili, politiche di sostegno per i più poveri e un cambio di mentalità che punti all’inclusione e non all’emarginazione.