La Sabbia del Sahara che invade i nostri cieli non è sabbia: è composta da altro e respirarla è pericoloso

La sabbia del Sahara che vediamo sempre più spesso in cielo non è in realtà sabbia. Vediamo di cosa è composta questa polvere.

Sabbia del Sahara
Sabbia del Sahara

La “polvere” rossa che spesso vediamo sulle nostre auto dopo una pioggia, specialmente quando il cielo ha una tonalità rossastra, proviene dal Sahara. Non viene dalle dune del deserto come si potrebbe pensare, ma dalla depressione di Bodélé, situata nella parte meridionale del Sahara e larga 150 km e profonda 160 metri. La polvere che proviene da questa zona non è sabbia, bensì diatomite, una roccia sedimentaria formata dalla stratificazione di microalghe fossilizzate. Anticamente, qui si trovava un lago chiamato Mega Ciad, che ha iniziato a prosciugarsi circa 5000 anni fa, lasciando depositi ricchi di nutrienti.

L’origine della sabbia del Sahara

Circa 10.000 anni fa, un immenso lago chiamato Mega Ciad copriva una vasta area che ora è tra le più aride del mondo. Questo lago occupava un’area di circa 400.000 km² ed era uno dei più grandi mai esistiti. Intorno al 3900 a.C., il processo di desertificazione cominciò a dividere Mega Ciad in tre laghi più piccoli: il lago Ciad, il lago Fitri, e la depressione di Bodélé, che fu la prima a prosciugarsi. Il lago ospitava diatomee, alghe unicellulari che, una volta morte, si depositavano sul fondo, fossilizzandosi nel corso dei millenni. Questo processo ha creato l’ampia distesa di polvere di diatomite che caratterizza oggi la depressione di Bodélé.

Sebbene la depressione di Bodélé rappresenti solo una piccola porzione del Sahara (circa lo 0,2%), essa produce circa 700.000 tonnellate di polvere ogni giorno, per circa 100 giorni all’anno. Questa polvere viene sollevata dai venti e può viaggiare per migliaia di chilometri, attraversando l’Oceano Atlantico fino al Sudamerica.

Tempesta di sabbia
Tempesta di sabbia

La depressione di Bodélé funziona come l’uscita di un imbuto naturale, delimitato dai monti Ennedi e Tibesti. I venti provenienti dalla Libia e dall’Egitto accelerano attraverso questo “tunnel di Borkou”, sollevando la polvere di diatomite e trasportandola nell’atmosfera. Questo fenomeno è noto come effetto Venturi: i venti aumentano di velocità passando attraverso strettoie, erodendo la superficie e sollevando le polveri leggere.

Le conseguenze per salute e ambiente

Sebbene queste polveri siano essenziali per l’ambiente e gli ecosistemi, possono essere dannose per la salute umana. Questa polvere può peggiorare le condizioni respiratorie, come l’asma, se inalata. Le particelle sottili possono penetrare nei polmoni e aggravare condizioni respiratorie come l’asma. Uno studio pubblicato su Nature Sustainability ha evidenziato che nelle regioni africane sottovento, l’elevata concentrazione di polvere nell’aria è associata a tassi di mortalità infantile più elevati. Anche nelle nostre città, quando queste polveri si combinano con lo smog e il particolato industriale, la qualità dell’aria può deteriorarsi notevolmente.

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