La barriera corallina torna a fiorire grazie alle ONG e alle comunità locali, e lo spettacolo che regala è semplicemente meraviglioso.
L’azione combinata di ONG e comunità locali ha fatto rifiorire la barriera corallina, che negli ultimi anni sembrava spacciata. Le immagini sono a dir poco strabilianti, e questo è un traguardo importantissimo per il mondo intero, per l’ambiente e per le specie animali che la barriera ospita.
Le barriere coralline ricoprono solamente lo 0,2% dei fondali marini, ma ospitano più del 25% delle specie che abitano i nostri mari. Si tratta quindi di un ecosistema non solo da non danneggiare ma da proteggere quanto più possibile, perchè i benefici che le barriere coralline portano all’uomo sono davvero molto numerosi. Infatti, queste proteggono le zone costiere dalle tempeste e dall’erosione, tutelano la sicurezza alimentare ed economica di milioni di persone che abitano in queste aree del mondo e infine, cosa da non sottovalutare assolutamente, rappresentano un’attrazione turistica fondamentale per l’economia delle popolazioni costiere.
Ne è un esempio la barriera corallina di Sharm El Sheik, che da anni attira turisti da tutto il mondo e far girare l’economia egiziana portando investimenti, lavoro e soldi. Purtroppo però, negli ultimi anni le barriere coralline hanno iniziato a sbiancarsi, ossia a perdere l’alga che fornisce i nutrienti e il caratteristico colore rosso/arancio. Le cause di questo sono da imputare alla pesca intensiva, alle emissioni di CO2 negli oceani, alle temperature in costante aumento e alla conseguente acidificazione delle acque. Ma non tutto è perduto, anzi, le barriere coralline stanno tornando a fiorire.
Fortunatamente, la condizione della barriera corallina non è irreversibile, perchè se le condizioni sopra elencate vengono eliminate, i coralli tornano in forma smagliante. Partendo da questo assunto, l’ONG Coral Guardian e le comunità locali hanno lavorato per ripristinare la barriera corallina dell’isola di Hatamin Island, che fa parte dell’arcipelago indonesiano. Qui infatti, prima del 2015 le temperature in aumento e la pesca con la dinamite avevano distrutto completamente la barriera corallina, ma oggi è tornata a fiorire.
Per arrivare a questo risultato, è stato ricostruito il substrato grazie al trapianto di frammenti di coralli recuperati su strutture solide di metallo chiamate “nursery”. Mantenendo le migliori condizioni possibili per lo sviluppo, l’ONG e le comunità sono riuscite a recuperare la barriera corallina e a ripristinare più di 53.000 coralli. La conseguenza immediata è stato l’aumento delle specie marine, che si sono quintuplicate, e il ritorno del turismo nella zona. Ora qui si pratica la pesca sostenibile e l’attenzione alla barriera corallina è maggiore, e questa storia rappresenta un esempio da seguire, perchè se è vero che il nostro pianeta versa in condizioni tragiche, non è ancora tutto perduto e si può ancora fare qualcosa per aiutarlo.
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