Nuove frontiere inquietanti o rivoluzione per il genere umano? Le tecnologie che scrutano i nostri pensieri sono sempre più vicine
Era il 2017 quando Meta (all’epoca ancora Facebook) svelò il suo progetto più ambizioso: un dispositivo in grado di leggere la mente. Un’interfaccia cervello-computer capace di scansionare i nostri pensieri centinaia di volte al secondo, traducendoli in parole. Il progetto, pur venendo abbandonato nel 2021, ha aperto le porte ad un nuovo mondo: quello delle neurotecnologie.
Neuralink, la società di Elon Musk, è solo l’esempio più noto. Il loro obiettivo è impiantare chip nel cervello per leggere l’attività cerebrale, permettendo a chi ha subito gravi paralisi di comunicare e muoversi solo con il pensiero. Ma le applicazioni potenziali vanno ben oltre la medicina.
Dispositivi indossabili, meno invasivi di Neuralink, monitorano già le nostre onde cerebrali per misurare stress, ansia e concentrazione. In Cina, i dati vengono utilizzati per valutare la produttività dei lavoratori, mentre in alcune scuole si monitora l’attenzione degli studenti. Un vero e proprio capitalismo della sorveglianza che si insinua nella nostra mente.
Ma i pericoli non si limitano alla sorveglianza. Le aziende potrebbero vendere i nostri dati neurali a terze parti, sfruttandoli per pubblicità mirate o addirittura per manipolarci. Un incubo distopico che diventa realtà se pensiamo che già oggi i social media conoscono i nostri pensieri più intimi.
Il Colorado è il primo stato USA a proteggere i dati neurali, mentre Cile, Spagna, Francia e Argentina stanno valutando misure simili. Anche l’ONU ha lanciato un appello per aggiornare il concetto di diritti umani e includere le neurotecnologie.
Ma la strada è in salita perché le questioni etiche sono immense. Come tutelare il libero arbitrio se non siamo sicuri che esista? Come proteggerci da alterazioni del sé se già gli psicofarmaci possono farlo? E come impedire la manipolazione mentale attraverso stimoli esterni? Laura Cabrera, docente di neuroetica, critica l’approccio attuale, troppo focalizzato sui dati neurali e non su una tutela più ampia della privacy. Per lei, il controllo mentale è già una realtà con la manipolazione operata dai social media.
Le nuove tecnologie ci pongono di fronte a scelte cruciali. Dobbiamo trovare un equilibrio tra progresso e tutela dei diritti. Una sfida immensa che richiederà un dibattito aperto e onesto a livello globale. Solo così potremo sfruttare il potenziale immenso delle neurotecnologie senza compromettere la nostra libertà e la nostra stessa identità.
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