Allarme foreste: il bostrico tipografo è un insetto che minaccia di distruggere le foreste italiane, è peggio della tempesta Vaia.
La tempesta Vaia del 2018 ha abbattuto intere foreste nel Nord Italia, ma il bostrico tipografo minaccia di fare molto di peggio. Questo insetto mette in pericolo la sopravvivenza dei boschi delle Regioni settentrionali del nostro Paese. Ecco cosa sta succedendo alle nostre foreste.
Allarme foreste
Il bostrico tipografo, un coleottero di pochi millimetri che nasce e vive sotto la corteccia degli alberi, sta letteralmente divorando i boschi italiani. Questo insetto infetta sia le piante anziane e malate che quelle vive e in piena salute, e fino ad ora ha creato danni seri ai boschi delle Dolomiti e, a causa del cambiamento climatico, si sta espandendo a macchia d’olio. L’entomologo Andrea Battisti afferma che per ora non ci sono dati precisi sulle superfici colpite, ma che il danno “equivale o è addirittura leggermente superiore a quello causato da Vaia, che era stato calcolato in poco meno di 40.000 ettari di foreste, per un totale di 16 milioni di metri cubi di legname”.
Battisti fa parte del gruppo di lavoro sull’infestazione dell’insetto ed è uno scienziato di riferimento a livello nazionale nello studio di questo insetto, e spiega che in realtà il bostrico non è un animale nuovo nei nostri ecosistemi. Infatti, è sempre esistito nei nostri boschi, ma storicamente ha sempre attaccato piante deboli, che erano comunque arrivate alla fine della loro vita. Dopo la tempesta Vaia del 2018 però, la sua diffusione si è allargata a dismisura e si parla di una vera e propria infestazione.
“Un’epidemia di insetti così non si era mai vista in Italia”.
Un insetto pericoloso
Dopo un primo momento definito “pandemico”, Battisti spiega che il fenomeno “ora sta regredendo, anche se ci vorranno anni per il rientro dell’attacco”. Gli esperti cercano modi di limitare i danni, e le azioni necessari devono avvenire su vari fronti, dalle dinamiche produttive alla filiera del legname fino all’irrigazione dei boschi. La responsabilità di questa infestazione è in parte anche umana, anche se non si tratta di una responsabilità diretta: “per motivi economici, considerata l’ottima qualità dell’abete rosso, l’uomo ha costituito boschi monospecifici e coetanei, tutti ora maturi e suscettibili a vari fattori avversi, e questo ha indotto l’avvio dell’epidemia” spiega Battisti.
Come accade per tutte le esperienze negative della storia, c’è un’importante lezione da imparare, e, secondo il team di esperti che da settembre si occuperanno di un importante progetto europeo sulle foreste, questa sta nel “creare boschi più resistenti alle avversità biologiche e climatiche, con più latifoglie e meno conifere”. I boschi, assicurano gli esperti, torneranno, ma saranno sicuramente diversi da quelli a cui siamo abituati.