Dagli USA arriva una nuova epidemia e gli esperti sono preoccupati. Vediamo insieme di cosa si tratta e perché è pericolosa.
Negli Stati Uniti si sta mettendo a punto una strategia per affrontare il peggiore degli scenari possibili, avverte un esperto: “Sebbene al momento sia poco probabile, più il virus si diffonde, maggiore diventa il rischio”.
Si è confermata la trasmissione del virus dell’influenza aviaria H5N1 ad alta patogenicità tra il bestiame e anche da questo al pollame, secondo quanto emerge dall’analisi delle sequenze virali. Inoltre, sono stati riscontrati casi di bovini da latte infetti ma asintomatici, sebbene non sia chiara l’estensione dei test condotti. Questi sono i punti chiave evidenziati da Eric Topol, uno scienziato americano, durante un recente incontro a porte chiuse organizzato dal Dipartimento dell’Agricoltura (Usda), dai Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) e dalla Food and Drug Administration (Fda) per valutare l’emergenza aviaria nel bestiame da latte negli Stati Uniti.
Oltre oceano, la preoccupazione per la diffusione del virus aviario negli allevamenti è in aumento, tanto che si sta già elaborando un piano di preparazione nel caso in cui si verifichi una trasmissione al genere umano, finora mai confermata. I funzionari federali hanno assicurato che il Tamiflu, un farmaco antivirale, sarebbe efficace contro l’infezione umana e che sono state accumulate scorte. Inoltre, gli Stati Uniti sarebbero in grado di dirottare la produzione annuale di vaccini antinfluenzali per fabbricare vaccini anti-H5N1 su vasta scala, se necessario. Attualmente ci sono due vaccini candidati contro l’H5N1 che si adattano bene alla sequenza virale attuale, e con la tecnologia dell’mRna c’è la possibilità di aumentare la produzione di vaccini in caso di necessità.
Finora l’unico caso documentato di infezione da H5N1 ad alta patogenicità nell’uomo è stato quello di un lavoratore del settore lattiero-caseario in Texas, che si è infettato per contatto diretto con gli animali. Per prevenire ulteriori diffusione dell’epidemia, è stata emanata un’ordinanza federale che impone la sorveglianza e la segnalazione degli animali infetti. Per quanto riguarda i test di routine sui suini, considerati speciali perché potrebbero fungere da ponte verso l’uomo, finora sono risultati negativi.
L’epidemia di influenza aviaria H5N1 avrebbe avuto inizio alla fine dell’anno scorso, diversi mesi prima del primo caso confermato dalle autorità sanitarie alla fine di marzo 2024, e probabilmente sarebbe più diffusa di quanto si pensi. Finora sono stati registrati casi in 8 stati americani, ma il recente report della Fda sulla presenza del virus in campioni di latte pastorizzato in commercio suggerisce che l’infezione negli allevamenti potrebbe essere molto più diffusa e coinvolgere più di 8 stati. Un altro dato rilevante è emerso dall’analisi delle sequenze virali condotta dal biologo evoluzionista dell’Arizona Michael Worobey, che suggerisce che l’epidemia derivi da una singola trasmissione virale dagli uccelli alle mucche. L’Usda ha dichiarato di credere che l’epidemia tra i bovini da latte negli Stati Uniti sia iniziata alla fine del 2023, inizialmente in Texas.
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