Incredibile e straordinario ritrovamento, all’interno delle profondità di questa suggestiva grotta italiana, gli archeologi hanno fatto una scoperta di assoluta unicità e rilevanza storica.
Un’emozionante scoperta archeologica ha illuminato il passato della provincia di Salerno, nelle affascinanti Grotte di Pertosa-Auletta, un intricato sistema di cavità carsiche situato lungo la riva sinistra del fiume Tanagro. Queste grotte, plasmate da un affluente sotterraneo, nascondono un antico villaggio palafitticolo risalente a 3.500 anni fa, svelando dettagli intriganti sulla vita e le abitudini delle antiche comunità.
Incredibile ritrovamento
Le Grotte di Pertosa-Auletta costituiscono un complesso di cavità carsiche noto per la loro bellezza naturale e la loro rilevanza archeologica. Situate nella provincia di Salerno, queste grotte si estendono nel sottosuolo, scavando nella parte settentrionale della parete rocciosa dei monti Alburni. Il protagonista di questa storia è l’acqua, che ha plasmato le grotte nel corso di millenni, creando un ambiente unico e intrigante.
La recente scoperta di un villaggio palafitticolo all’interno delle Grotte di Pertosa-Auletta ha catturato l’attenzione di un team di ricercatori italiani, francesi e inglesi. In collaborazione con la Fondazione Mida e il centro regionale di speleologia Enzo dei Medici, questi studiosi hanno condotto un’indagine approfondita, sfruttando il momento annuale in cui il corso del fiume è bloccato da una diga, permettendo un accesso più agevole alle profondità rocciose.
Svelando i misteri dell’antico villaggio
I risultati di questa indagine, pubblicati sulla rivista Scientific Reports, hanno rivelato una visione sorprendente del passato. Centinaia di pali verticali, utilizzati come fondamenta per le palafitte, sono emersi dalle acque. Questo segno tangibile di un antichissimo villaggio risalente all’età del Bronzo medio (1.450-1.200 a.C.) ha aperto finestre sulle vite di comunità antiche, portandoci a riflettere sull’antico sistema di navigazione e rotte lungo il Mediterraneo, come narrato da Omero nel suo epico capolavoro.
Raffaella Bonaudo della Soprintendenza Statale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino ha condiviso la sorprendente espansione della struttura palafitticola oltre l’area conosciuta. Ambienti completamente oscuri, illuminati solo da fuori o lampade ad olio d’epoca, hanno rivelato un villaggio che supera le precedenti ipotesi degli scienziati. L’entusiasmo è palpabile nelle parole di Bonaudo: “Siamo nell’età del Bronzo medio, un’epoca che rinvia ai Re raccontati da Omero, a un sistema di navigazione e di rotte lungo il Mediterraneo, di tappe di navigatori e luoghi evocati da Ulisse in tutto il suo viaggio. Quando ci siamo trovati di fronte al patrimonio spettacolare della grotta, ci siamo detti: abbiamo trovato l’Antro di Polifemo…“.
Oltre ai pali verticali, i ricercatori hanno rinvenuto un tesoro di manufatti antichi, tra cui ceramiche preziose e utensili in bronzo di straordinaria fattura. Gli oggetti, insieme ai depositi di resti vegetali, offrono uno sguardo unico sulla vita quotidiana di queste antiche comunità. I resti vegetali, conservatisi perfettamente per 3.500 anni, presentano una varietà di cereali e frutti spontanei, svelando gli alimenti consumati in quel lontano periodo.