Per apprezzare questa parte di vecchio continente è bene scoprirla con “lentezza”. Perché non farlo col mezzo dal fascino indiscutibile: il treno
Anche un mezzo di trasporto superveloce come il Concorde, l’aereo che negli anni Settanta era in grado di attraversare l’Oceano Atlantico in poco più di due ore, è stato messo in cantina. Certo, si vive nei tempi dell’Alta Velocità sferragliata sui binari; e anche la velocità della connessione internet non sembra mai abbastanza veloce per rispondere alle esigenze dell’utilizzatore. Insomma, che si tratti di persone o dati, qualunque cosa risponde fondamentalmente all’istinto di velocità.
Eppure qualche scrittore o pensatore ha intuito in tempi non sospetti che la bellezza di un viaggio spesso risiede nella percorrenza verso la meta, più che la meta stessa. Inoltre, anch’essa con lenta progressione, la volontà di rallentare i frenetici ritmi imposti dalla quotidianità (talvolta spacciati per dinamicità) si fa adeguatamente strada, offrendo inaspettati benefici nella persona che la mette in atto. Come suggeriscono filosofie orientali e corsi motivazionali: soltanto arrestandosi un attimo si ha la sensazione di riacciuffare la propria vita e il suo insito senso.
Il viaggio, non è un mistero, costituisce una forma di terapia per chi fugge dall’artificiosità dell’esistenza: entrare in contatto con le differenze antropologiche, ossia altri popoli, luoghi apparentemente estranei, realtà che aprono alla sorpresa della scoperta, offre l’occasione di svelare quell’Altro da sé che è in se stessi. A facilitare quest’alchimia interiore è però indispensabile condensare alla voglia di direzionare i propri passi un ingrediente importantissimo: la lentezza, come già anticipato.
Ebbene, quale modo migliore di fuoriuscire dal proprio seminato raggiungendo un’affascinante meta nella modalità per antonomasia capace di far apprezzare il senso del viaggio: il treno. Il riferimento alla leggendaria condotta dello storico Orient Express è sin troppo scontato, ma è assicurato che tratte decisamente più spartane garantiscono emozioni al viaggiatore in una parte d’Europa tutta da scoprire: l’Europa dell’Est.
Oggigiorno la selezione è d’obbligo poiché varie parti di questa fetta europea è interdetta a causa della martoriante guerra in atto. Fatta questa premessa, ecco qualche itinerario su cui spendere energie positive all’interno del vagone. Si comincia dalla regina delle linee ferroviarie: la Transiberia. Lunga 9.000 km, da Mosca si attraversa la piana di boschi, gli Urali, colline disegnate con tanto di laghi e tipiche casette di legno ricche di colori. E poi la lunga steppa siberiana: Novosibirsk, Krasnoyarsk, la percorrenza della tratta che costeggia il lago Bajkal, da Irkutsk a Ulan Ude, e fino a Vladivostok.
Più a portata di mano per gli italiani, la tratta balcanica da Mostar a Sarajevo. Si scopre un’Erzegovina strepitosamente scenografica: gole strettissime, fiumi verde smeraldo e pochissime città e villaggi durante il cammino. L’alternativa è la tratta da Belgrado a Podgorica, dunque Serbia-Montenegro: il paesaggio rurale la fa da padrone, con stormi di cicogne, casermoni nel verde di Novi Beograd, nonché le stradine acciottolate dove aleggia la musica cigana della Skadarlija. Come i vecchi tram di Lisbona o di Milano, i treni del Montenegro evocano un’aria di inizio Novecento, con gli interni rivestivi in listarelle di legno smaltate.
La Serbia è raggiungibile anche dal treno in partenza dalla bellissima stazione Nyugati pályaudvar, a Budapest. Sempre nei Balcani, l’arrivo a Zagabria, in Croazia, da Lubiana (Slovenia), attraversando valli e torrenti. Estremante low cost è la Slovacchia in treno: biglietto tipo Inter-Rail settimanale a soli 29 euro. Qui, i trenini dei Carpazi passano per il castello Spissky Hrad (patrimonio UNESCO) e per l’architettonica Košice. Altre tratte est europee di rilievo sono: da Danzica a Berlino, o la baltica, da Varsavia a Copenhagen. Spostandosi verso l’Asia, occorre ricordare la tratta Yerevan-Gyumri, in Armenia, che costeggia il vulcano Aragats ed entrando in altipiani di deserto; o la ferrovia kazaka Astana-Almaty e Almaty-Shymkent, dove il viaggio si snoda interamente nella steppa.
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