Un progetto ambizioso naufragato decenni or sono ha trasformato la possibile Las Vegas italiana in un paese fantasma da brividi.
Doveva diventare la Las Vegas d’Italia. Ma le cose non sono andate come pensava il suo ideatore: l’imponderabile ha guastato i piani trasformando in un paese fantasma un progetto ambizioso.
Adesso l’atmosfera che si respira nel borgo è a dir poco surreale in questo luogo dove paura e fascino sono inestricabilmente mescolati.
Ma cosa è successo? Perché è fallito il progetto di creare una sorta di versione nostrana della celebre città nel deserto del Nevada famosa per i suoi casinò?
Dove doveva sorgere la Las Vegas d’Italia
Il progetto della «Las Vegas italiana» nasce nel 1962, dalla fervida mente del conte Mario Bagno, eccentrico industriale della Brianza. Ma un evento imprevisto ha mandato all’aria il progetto.
Nelle intenzioni di questo facoltoso imprenditore c’era la trasformazione del piccolo borgo di Consonno, un paesino di circa 300 anime sul Monte di Brianza, frazione di Olginate, comune in provincia di Lecco. Le poche costruzioni della cittadina – un gruppo di case raggruppate intorno alla chiesetta locale, il comune, l’osteria, la sola bottega – dovevano lasciare spazio alle slot machine.
Ma non solo: il progetto originario prevedeva la costruzione di edifici dalle forme bizzarre, di una galleria commerciale arabeggiante con tanto di minareto. Dovevano esserci anche una pagoda cinese, un castello medievale, una balera, fontane a più piani e un albergo di lusso. Un patchwork di stili architettonici, di culture e di epoche. Era previsto perfino un circuito automobilistico.
L’evento imprevisto che mandò a monte il progetto della Las Vegas italiana
A far naufragare il progetto del conte Bagno fu un evento naturale del tutto imprevisto: la frana che nel 1976 isolò Consonno, trasformandolo in un paese fantasma. Oggi del progetto della Las Vegas d’Italia restano solo la chiesetta di San Maurizio, l’annessa casa del cappellano e il cimitero del paese. Nel vecchio borgo abbandonato oggi si respira un’atmosfera surreale, con la vegetazione tornata a farla da padrona tra le strambe costruzioni arrugginite e gli edifici mai finiti.
A Consonno si arriva percorrendo una strada in salita che attraversa il bosco. Il Comune e la Comunità Montana hanno rimesso in funzione la strada di accesso principale da Olginate. Le sbarre aprono solo la domenica dalle 10 alle 12. Ma volendo si può salire anche a stanghe chiuse. Bisogna fare 1 km a piedi dopo essere saliti da Villa Vergano in macchina fino alla sbarra.
Per alcuni mesi il vecchio borgo abbandonato adesso rivive, grazie all’iniziativa dell’Associazione Amici di Consonno (che ha una pagina su Facebook) che ha deciso di salvare il paese dal totale abbandono. Così da Pasquetta fino alla prima domenica di ottobre vengono organizzate diverse feste: Pasquetta a Consonno, la Festa del Primo Maggio, la Sagra di San Maurizio e la “Burollata” (castagnata). Dalle 10 alle 19 apre anche il “Bar de La Spinada” e durante gli eventi i volontari dell’associazione organizzano delle visite guidate.